Shaher Saed, segretario della Federazione generale palestinese dei sindacati

“Signor segretario della Cgil, lavoratori d’Italia, saluti militanti e fraterni.

A nome dei lavoratori della Palestina, vi porgiamo i nostri più profondi ringraziamenti e apprezzamenti per esservi schierati al fianco della nostra giusta causa, e per il vostro annuncio di partecipare allo sciopero di venerdì prossimo in solidarietà con la flottiglia della resistenza, che è stata intercettata e a cui è stato impedito di raggiungere Gaza.

Valutiamo altamente questo nobile gesto, che riflette un’autentica posizione umana, etica e operaia contro le politiche di genocidio e di fame imposte dal governo israeliano sul nostro popolo, uomini, donne e bambini allo stesso modo. La vostra solidarietà è per noi fonte di forza e afferma che la classe lavoratrice del mondo non può rimanere in silenzio di fronte all’ingiustizia e all’occupazione.

Lunga vita alla vostra solidarietà, e non dimenticheremo mai la vostra posizione onorevole. Libertà per i bambini, le donne e gli anziani di Gaza. Lunga vita alla solidarietà internazionale dei lavoratori”.

“La gravità dell’aggressione contro le navi civili che trasportavano cittadine e cittadini italiani è estrema”, afferma la Cgil, annunciando lo sciopero generale nazionale di tutti i settori pubblici e privati per venerdì 3 ottobre. E aggiunge: “È un colpo inferto all’ordine costituzionale, che impedisce qualsiasi azione umanitaria e di solidarietà verso la popolazione palestinese sottoposta dal governo israeliano a un’operazione di genocidio”.

Israele ha messo in atto “un attentato diretto all’incolumità e alla sicurezza di lavoratrici e lavoratori, volontarie e volontari imbarcati. Non è soltanto un crimine contro persone inermi, ma è grave che il governo italiano abbia abbandonato i cittadini italiani in acque libere internazionali, violando i nostri principi costituzionali”.

Da mercoledì sera, dopo la notizia che la Flotilla era stata bloccata dalla Marina israeliana, sono nate iniziative spontanee e organizzate anche dalla CGIL che ha indetto per venerdì 3 uno sciopero generale.

Venerdì, il giorno dello sciopero generale indetto dalla Cgil con i sindacati di base, oltre due milioni di persone hanno riempito più di cento piazze in tutta Italia.

A Novara e a Verbania le manifestazioni nel pomeriggio del 3 ottobre con una partecipazione come non si vedeva da tempo. Giovani e giovanissimi, famiglie, semplici cittadini, spalla a spalla con le associazioni, i partiti, i sindacati. Un fiume di gente, di umanità.

Grande partecipazione in città alla manifestazione di venerdì 3 ottobre indetta da Cgil e sindacati di base. Cortei e presidi anche a Verbania a Arona

 

 

LA PALESTINA NEL CUORE –  Il nostro impegno, le nostre iniziative. La Flc Cgil di Novara e Vco sempre in prima linea.

di Giacinto Zappacosta

” Come un vallo incolmabile, una cesura netta, un discrimine: la questione palestinese, con le sue ricadute emergenziali, politiche, etiche e morali, segna le differenze. Di qua l’impegno per la pace, la capacità di guardare le sofferenze negli occhi dei bambini di Gaza, la vicinanza fraterna, fattiva ed operosa, al popolo di Palestina; di là, invece, il massacro, che evolve (o involve), non da oggi, in evidente genocidio, la volontà di sopraffazione, di superiorità etnica, la vile acquiescenza alla politica criminale di Netanyahu, ricercato internazionale.

Potremmo quindi dire che la Palestina, per molti la Terra Santa, sia la metafora del nostro tempo, un’epoca notata da profonde ingiustizie, da palesi soprusi, ma anche dalla capacità di lotta e di mobilitazione a livello mondiale. Mentre quel popolo langue, noi non rimaniamo a guardare: lo testimonia, per quanto concerne il nostro àmbito territoriale, la straordinaria partecipazione, in occasione del recente sciopero generale, cui la Cgil tutta ha dato un contributo decisivo, alle manifestazioni di Novara e Verbania. Due città, due serpentoni di persone, donne, uomini, giovani, anziani, lavoratori, lavoratrici, pensionate, pensionati, italiani e non, tutti insieme, in unità d’intenti, a denunciare, con voce alta e ferma, il crimine, il sopruso di cui sta soffrendo il popolo di Palestina, segnatamente, in quest’ultimo periodo, la popolazione di Gaza.

È una storia che viene da lontano. Vale la pena ripercorrerla nelle dichiarazioni dei protagonisti. Vediamo. Si chiama Flora May Bedra Golan, 39 anni, già ministro dell’emancipazione femminile dello stato d’Israele, poi trasformato in ministero dell’uguaglianza sociale, eletta alla Knesset nelle fila del Likud, il partito di Netanyahu: “ Sono particolarmente orgogliosa delle rovine di Gaza. Ogni bambino palestinese racconterà ai propri nipoti cosa sono stati capaci di fare gli ebrei”. Ancora. David Ben Gurion, co-fondatore dello stato ebraico, ebbe a dire: “Sono favorevole al trasferimento forzato (degli Arabi). Non ci vedo nulla di immorale”. Dal canto suo, nel 1940, Joseph Wetz, direttore del dipartimento delle terre del fondo nazionale ebraico, incaricato di acquisire terreni per l’impresa sionista in Palestina, annotò: “Non c’è altro modo se non quello di trasferire gli Arabi nei paesi vicini. Non deve essere lasciato un solo villaggio, nemmeno una tribù beduina”. Da ultimo, ma non per importanza, giunge il delirio di Bezalel Smotrich, ministro d’Israele: “La legge internazionale non si applica agli ebrei. Noi siamo il popolo eletto e siamo differenti dagli altri”.

A fronte di questo dramma, che scuote le coscienze delle donne e degli uomini liberi (siamo in tanti), l’apoftegma dell’on. Meloni palesa una forma mentis, un approccio pre-politico, prima ancora che politico vero e proprio, tipico di un atteggiamento ispirato alla più cruda iattanza. Eccoti dunque la nuova categoria socio-politica del “week end lungo”. Sia detto per inciso: ma i sovranisti, in luogo dell’inglese, non dovrebbero italianamente dire “fine settimana”? Nel che si segnala, tra l’altro, una non conoscenza del mondo del lavoro, a cominciare dal fatto che i salariati e le salariate lasciano nel piatto l’equivalente della giornata. Per noi, on. Meloni, scioperare è un sacrificio, altro che divertimento. E poi, possiamo assicurarle, venerdì scorso non siamo andati a trastullarci al mare, al lago o in montagna, ma, creda, siamo andati a manifestare.

A questo punto, mi si perdoni la digressione, quanto mai opportuna a beneficio di qualcuno, specie se riveste cariche istituzionali apicali, che devono essere esercitate “con disciplina ed onore” (art. 54 della Costituzione italiana). Il diritto di sciopero, dunque, perché, appunto si tratta di un diritto, rispetto al quale un presidente del consiglio dei ministri dovrebbe essere più rispettoso, mai sprezzante nei riguardi di una libera scelta di cittadine e cittadini. Oppure, e l’interrogativo ha una sua motivazione, il nostro governo ha la coda di paglia? Consideriamo solo questi dati: l’Italia, con provenienza in larga misura da Leonardo Spa, ha fornito ad Israele (ma l’elenco è incompleto a causa della riservatezza che vige in questi casi) elicotteri leggeri AW 119 Koala, cannoni navali Super da 76 mm, munizioni e componenti per sistema d’armi, armi automatiche, bombe, razzi, missili, apparecchi specializzati. Dispiace dirlo, ma purtroppo l’Italia, per colpa dei suoi governanti, è complice del genocidio in atto a Gaza: un motivo in più per impegnarci e per scendere in piazza.

Ed in effetti non ci fermiamo, a cominciare dalla manifestazione che si terrà a Torino il 10 e quella di Roma del 25 di questo mese. Sempre a fianco degli oppressi.

Palestina libera!