Contro le Indicazioni Nazionali

Riflettiamo insieme sulla scuola della democrazia


Se confrontiamo le nuove Indicazioni con quelle precedenti, la differenza è evidente.

Le Indicazioni del 2012 erano fondate su basi pedagogiche solide, attente ai bisogni di una società multiculturale e consapevoli delle sfide ambientali. Erano un testo che apriva la scuola al mondo, che valorizzava la pluralità delle culture, che parlava di cittadinanza, di inclusione, di sostenibilità.

Le nuove Indicazioni, invece, appaiono più povere, più rigide, meno in dialogo con la realtà in cui viviamo ogni giorno nelle nostre classi.  Queste Indicazioni non sono state scritte in maniera partecipata. Non c’è stato un vero coinvolgimento delle scuole, degli insegnanti, delle associazioni professionali. Si è proceduto in modo verticistico, calando dall’alto un testo che dovrebbe invece essere frutto di confronto, di ascolto, di pluralismo. In una democrazia, soprattutto quando si parla di scuola, le decisioni dovrebbero nascere dal basso, non dall’alto.

Particolarmente grave è la parte dedicata alla storia. La narrazione che viene proposta è centrata quasi esclusivamente sul concetto di “Occidente”, scrivendo tra l’altro, cito: “Solo l’Occidente conosce la storia”, provocando la reazione di tutte le associazioni degli Storici. È una visione parziale, che rischia di escludere altre culture, altre memorie, altre prospettive. In un tempo in cui viviamo in società plurali, globalizzate, multiculturali, non possiamo educare le nuove generazioni a guardare il mondo con una lente così ristretta. Non possiamo permetterci di insegnare una storia che mette l’Occidente al centro e tutto il resto ai margini.  Sarebbe un tradimento della missione educativa della scuola.

Colpisce anche il modo in cui viene trattata la pedagogia. È stata di fatto estromessa, quasi ridicolizzata, declassata a “pseudoscienza inutile”, una specie di retaggio del Sessantotto che avrebbe fatto perdere prestigio alla scuola. Ma senza pedagogia, la scuola perde la sua anima. Eliminare la pedagogia significa ridurre la scuola a un semplice meccanismo di trasmissione  nozionistica, togliendole dignità e profondità culturale.

Di fronte a questo scenario, non siamo rimasti in silenzio. È nato il Tavolo nazionale per la scuola democratica, una rete di soggetti collettivi impegnati nel mondo dell’educazione: scuole, università, ricerca, associazioni. terzo settore e partiti, a cui partecipano anche l’FLC CGIL e Proteo Fare Sapere. Questo tavolo ha giudicato le nuove Indicazioni irricevibili e ha promosso una grande iniziativa: una giornata nazionale contro le Indicazioni 2025, che si terrà sabato 18 ottobre. Sarà un momento importante di mobilitazione, di confronto, di costruzione di un’alternativa.

APPUNTI SULLE INDICAZIONI NAZIONALI : appunti_IN_2025